Descrizione
Nel panorama artistico del Novecento Italiano ideato da Margherita Sarfatti, Achille Funi è stato un autore tra i più sensibili alla pittura di figura e, in particolare, ai generi del ritratto e dell’autoritratto. La riscoperta dell’ideale classico e l’amore per i maestri rinascimentali gli ispirano una galleria di ritratti che dalla moderna classicità neo-oggettiva e magica dei primissimi anni Venti, approda, negli anni Trenta, ai “valori umani” e all’indagine psicologica della figura. La mostra, a cinquant’anni dalla morte del pittore, intende sottolineare l’importanza assegnata dal maestro ferrarese all’autoritratto, con una carrellata di saggi eseguiti a partire dall’epoca giovanile fino alla maturità. La pittura visionaria di Funi immette il suo mondo domestico, animato dai volti di amici e parenti, in una prospettiva che tende, attraverso il ricorso al mito, a elevare il quotidiano in immagini imperiture: nasce così il palcoscenico funiano di eroi ed eroine, celebrato in un’ottica raffaellesco-appianesca, in quel Parnaso dorato, regno ideale in cui l’artista avrebbe desiderato vivere tra arte e bellezza.